Presentazione della serie fotografica “Nemesi”
[tratta dalla mostra “Il volo della civetta”, 6-18 dicembre 2008, Galleria 360°, via Nazario Sauro 5, Parma]
Le foto qui presentate sono state scattate con una semplice compatta digitale (perché in quel momento non avevo di meglio) al Cimitero Monumentale di Perugia, durante l’Agosto 2008.
Successivamente, a Settembre, sono state rielaborate in Photoshop. Il progetto era nell’aria da un po’: da tempo, infatti, avrei voluto dedicare una lunga serie fotografica ai cimiteri monumentali che, a mio parere, sarebbero maggiormente da valorizzare. In effetti, tra ‘800 e ’900, i camposanti si sono riempiti di complessi statuari che sono vere e proprie opere d’arte ed è un peccato che non vengano creati guide e cataloghi che possano consigliare percorsi artistici originali ai turisti curiosi.
Il motivo per cui mi sono avvicinata al discorso sulla Morte è che lo sento un mondo molto vicino ma non in senso negativo. Credendo nella reincarnazione e nella sopravvivenza dell’anima, sono convinta vi sia una forte vicinanza tra mondo dei vivi e Aldilà e che questi due mondi si tocchino, spesso, facendo confluire energie diverse tra loro, creando dei contatti tra mondo visibile ed invisibile. Non per nulla la mia festa preferita, spiritualmente parlando, è il Samhain celtico (31 ottobre – 1 novembre) che per i Cristiani coincide con Ognissanti, in cui il velo tra i mondi si assottiglia.
Non solo. Sono profondamente convinta che “per capire i vivi occorra conoscere i morti”, come diceva un personaggio interessante in un film di Clint Eastwood intitolato “Mezzanotte nel giardino del Bene e del Male”. La persona in questione era una praticante di Voodoo che aveva una visione della realtà simile a quella sciamanica, in cui una netta separazione tra vivi e defunti non esiste, anzi: costoro sono sentiti come i nostri avi, quindi come le nostre radici, ciò da cui proveniamo e vanno per questo pregati e ringraziati con offerte.
Questa è anche un po’ la mia visione. Coloro i quali hanno terminato la propria esperienza di vita in terra, non sono qualcosa che ci debba far paura ma vanno conosciuti per comprendere meglio noi stessi. Spero che queste poche foto possano esprimere al meglio il mio pensiero e aiutare a sentire più vicina una realtà che spesso allontaniamo per timore, per esorcizzare il mistero più insondabile della nostra esistenza.
Ma perché intitolare questa serie Nemesi? Nemesi era la Dea greca della Giustizia. E chi, più della Morte, è giusta a suo modo, rendendoci tutti uguali? Ci sarà chi avrà un sepolcro più ricco di un altro, forse, ma tutti noi moriamo dovendo lasciare qualsiasi bene materiale e affettivo accumulato in vita, dovendo affrontare il trapasso soli con noi stessi.
Ecco, quindi, perché Nemesi: la Morte come giudice della nostra esistenza e come giustizia finale che tutti noi dovremo, prima o poi, affrontare.
Novembre – Dicembre 2008
Sarah Bernini